Il disagio psicologico nel contesto giovanile universitario

di Pietro Cossiga, fucino della diocesi di Roma, laureato in Scienze e tecniche psicologiche all’Università Pontifica Salesiana

La cronaca tragica degli ultimi mesi ha acceso
nuovamente i riflettori, anche allo scopo di
sensibilizzare l’opinione pubblica,
sull’ambiente universitario, in particolare sul
tema del disagio che molti studenti universitari
manifestano durate il percorso accademico e la
vita universitaria. Il disagio, certamente
amplificato dalla pandemia mondiale, che
inevitabilmente ha evidenziato il manifestarsi
di alcune problematiche ricorrenti, legate
soprattutto alla gestione dell’ansia e dello
stress, esterne alla sfera del controllo
personale, può generare comportamenti
disfunzionali. Molte persone non hanno
particolari difficoltà a gestire situazioni
critiche, che possono manifestarsi
giornalmente, mentre altre sperimentano un
forte disagio psicologico, tale da inficiare il
proprio benessere psico-fisico.
Il disagio psicologico è un’esperienza
soggettiva, che si colloca su un continuum, che
va dalla salute mentale alla psicopatologia.
Prima di addentrarci nel mondo giovanile
universitario, è necessario definire la differenza
tra disagio e disturbo per chiarire sin da subito
le rispettive peculiarità. Il manuale diagnostico

e statistico dei disturbi mentali (DSM-5)1,
pubblicato dall’Associazione Psichiatrica
Americana (APA), definisce il disagio
psicologico come “un’esperienza soggettiva di
sofferenza o di malessere emotivo, mentale o
comportamentale che può manifestarsi in
diverse forme come ansia, tristezza, stress,
frustrazione, paura, disturbi del sonno,
irritabilità, problemi di relazione e altro ancora,
quindi con sintomi psicologici,
comportamentali o fisici”. Questo tipo di
disagio può essere causato da molteplici fattori
come traumi, eventi stressanti, conflitti
interpersonali, difficoltà di adattamento o
condizioni di vita sfavorevoli. Può avere un
impatto significativo sulla qualità della vita di
un individuo. Il disturbo mentale2, sempre
secondo l’APA, è un costrutto delineato come
una sindrome caratterizzata da un significativo
disturbo clinico nell’ambito della cognitività,
della regolazione delle emozioni o del
comportamento, dovuto ad una disfunzionalità
nell’ambito dei processi psicologici, biologici o
di sviluppo, che sono alla base del
funzionamento mentale.
Il disagio psicologico3 è quindi direttamente
correlato al comportamento, definito come
l’insieme delle azioni osservabili messe in atto
dalla persona in un determinato contesto. Il
disturbo mentale è correlato all’atteggiamento,
inteso come4 “uno stato di prontezza mentale e
neurologica, organizzato nel corso
dell’esperienza, che esercita un’influenza
direttrice o dinamica sulle risposte di un
individuo a tutti gli oggetti e situazioni con cui

è in relazione “. Può essere misurato solo
attraverso questionari e interviste che indagano
predisposizioni mentali e comportamenti
futuro.
Come riconoscere il disagio e il disturbo nel
contesto universitario
Tra gli studenti universitari possiamo
individuare diverse tipologie di situazioni,
accomunate da una difficoltà a vivere in
maniera funzionale all’ambiente accademico.
Per questo motivo può risultare utile
comprendere in primo luogo quali sono i
sintomi, che si evidenziano nel soggetto
interessato, quando presenta un disagio o un
disturbo in ambito universitario. Nel disturbo
mentale, il definire cosa è normale e cosa è
patologico può essere individuato da tre fattori:
la comprensibilità, ovvero se lo stato mentale o
il comportamento sia da attribuire o meno ad
una caratteristica endemica al contesto
culturale del paziente; l’adattamento, ossia se
la persona presenta un adattamento o un
disadattamento al suo ambiente di vita;
la relazione con la sofferenza e l’inabilità, cioè
se lo stato mentale presentato dal soggetto sia
fonte di disagio5.
Sebbene ogni persona possa sperimentare il
disagio in modo diverso, ci sono alcuni segnali
che possono aiutare a riconoscerlo. Di seguito
ne vengono elencati i principali: cambiamenti
dell’umore6 e del comportamento, con
difficoltà a controllare le proprie emozioni e i
propri istinti; disturbi del sonno, che si
manifestano con insonnia, spossatezza o
sonnolenza durante il giorno; cambiamenti di
appetito7, come il consumo eccessivo di cibo o
la restrizione alimentare; problemi di
concentrazione, con difficoltà a mantenere il

focus per un periodo di tempo prolungato;
cambiamenti fisici, come mal di testa o mal di
stomaco e problemi di digestione e
comportamenti di evitamento, che escludono
situazioni che potrebbero essere fonti di stress
e ansia.
Strategie per prevenire e trattare il disagio
psicologico universitario
Per prevenire e trattare il disagio psicologico in
ambito universitario è necessario adottare
specifiche strategie. L’educazione8 sulla salute
mentale e la consapevolezza dei segni di
disagio psicologico rappresentano una prima
strategia preventiva, che riguarda
principalmente interventi di natura informativa
e formativa rivolti sia agli studenti che al
personale universitario, al fine di promuovere
una cultura della salute mentale e del benessere
psicologico. In particolare, sarebbe utile
potenziare i programmi di prevenzione9 e di
sensibilizzazione sui temi del disagio
psicologico, che prevedono la diffusione di
materiali informativi, incontri con esperti del
settore, laboratori di consapevolezza emotiva e
di rilassamento, nonché la promozione di
attività sportive e culturali. Inoltre, è
importante fornire aiuto e sostegno tempestivo
alle persone che manifestano segnali di disagio
attraverso l’attivazione di servizi di ascolto, di
consulenza psicologica e psicoterapeutica,
nonché l’organizzazione di gruppi di supporto
tra pari.
Le strategie di trattamento10 del disagio
psicologico prevedono, invece, interventi

terapeutici di diversa natura, come la
psicoterapia individuale, la terapia
cognitivo-comportamentale, la partecipazione a
gruppi di auto-aiuto e di supporto. È
importante sottolineare che la scelta
dell’intervento più adeguato dipende dalla
natura e dalla gravità del disagio, dalle
esigenze e preferenze del paziente. In
conclusione, il disagio psicologico è un
problema sempre più diffuso nel contesto
universitario e può avere un impatto
significativo sulla vita degli studenti. Abbiamo
visto però come esistano molte strategie
efficaci per prevenire e trattare questo tipo di
disagio. Il primo importante obiettivo è che gli
studenti raggiungano una consapevolezza in
merito ai segnali di allarme e come dare un
nome al disagio provato. Successivamente si
può procedere con interventi volti a ridurre la
gravita dei sintomi e prevenire il
peggioramento del disturbo. L’aiuto deve
essere principalmente incentrato
sull’accompagnare il paziente verso
l’incremento di resilienza, autoefficacia,
tramite piccole richieste responsabilizzanti per
spingerlo ad un miglioramento continuo.

1 2 Il DSM-5 (2013) è il Manuale diagnostico e statistico
dei disturbi mentali, utilizzato dai clinici e dai ricercatori
per diagnosticare e classificare i disturbi mentali, è il
frutto di oltre dieci anni di lavoro a opera di centinaia di
esperti internazionali nel campo della salute mentale,
APA.
2 3 Hogg, M. A., & Vaughan, G. M. (2018). Social
psychology (8th ed.). Pearson Education Limited.
4 Allport, G.W. (1935) Attitudes. In: Murchison, C., Ed.,
Handbook of Social Psychology, Clark University Press.

8 Eisenberg, D., Golberstein, E., & Hunt, J. B. (2009).
Mental health and academic success in college. The B.E.
Journal of Economic Analysis & Policy

5 Telles-Correia. (2018), The mind gap and the
neuroscience psychiatry, John Wiley & Sons, Ltd.
6 World Health Organization. (2017). Depressione e
disturbi mentali comuni.
7 DSM-5 (2013). Manuale statistico e diagnostico dei
disturbi mentali, APA.

9 Kitzrow, M. A. (2003). The mental health needs of
today’s college students: Challenges and
recommendations, NASPA Journal.
10 Stallman, H. M. (2010). Psychological distress in
university students: A comparison with general
population data, APS.