Università al bivio di Allegra Tonnarini
dal sito dell’Azione Cattolica Italiana
L’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale del 25 settembre pone degli interrogativi su quale sia lo stato del sistema universitario e le prospettive che si aprono per il futuro. I due anni di emergenza pandemica e la didattica a distanza hanno acuito, anche nel contesto universitario, le difficoltà dell’apprendimento, le disparità nelle opportunità formative, le fragilità emotive e umane. Molti giovani hanno sperimentato una condizione di profonda solitudine non solo relazionale, ma anche intellettuale. La formazione fortemente autoreferenziale, la mancanza di stimoli e di un contesto comunitario di apprendimento, la dilatazione dei tempi e delle scadenze hanno impoverito e affaticato il percorso di tanti studenti (per leggere gli altri contributi cliccare qui).
Gli investimenti del PNRR
Nonostante questo, un segno positivo di speranza e una spinta alla progettualità è arrivato con gli investimenti del PNRR. Più di 30 miliardi di euro sono stati destinati all’istruzione e alla ricerca (più di 11 specifici per la seconda). Queste risorse che finanziano i centri di ricerca, l’innovazione tecnologica e infrastrutturale etc. sono un’importante occasione per recuperare il divario tra gli investimenti in materia di ricerca e università in Italia e nel resto d’Europa. Vi sono però alcuni aspetti strutturali del sistema universitario che meritano di essere presi in considerazione.
I percorsi accademici
Il primo dato è che gli attuali percorsi accademici, divisi in laurea triennale e magistrale, con discussione di tesi di laurea al termine di ogni ciclo, diventano spesso percorsi frammentari, poco organici e più lunghi del previsto. Nelle lauree umanistiche, ad esempio, i cui sbocchi professionali richiedono quasi sempre anche il biennio di specializzazione, la percentuale dei fuoricorso è in media molto alta. Senza una razionalizzazione di questi percorsi è forte il rischio che questi si allunghi, non offrendo al contempo una formazione integrale e progettuale.
Il mondo della ricerca
Un secondo aspetto importante è il tema del mondo della ricerca. La riforma sulle carriere universitarie ridefinisce il percorso di accesso alla professione accademica, cercando di razionalizzarne i passaggi e ridurne la precarietà. È necessario però che un ripensamento del sistema accademico tocchi alcuni nodi fondamentali: il primo, forse scontato, è il numero troppo basso di docenti rispetto al numero di studenti, il secondo è il tema dei concorsi per cui una procedura nazionale di selezione potrebbe svincolare dai localismi l’accesso alla carriera. Un problema è anche la cesura tra il mondo della scuola e quello dell’università rispetto al tema della ricerca: senza rafforzare una compartecipazione dei docenti delle scuole ai lavori di ricerca scientifici il divario tra i due sistemi di istruzione può più difficilmente ridursi. Il lavoro di ricerca è d’altronde fondamentale per una formazione continua completa, attiva e non solo recettiva, che ogni insegnante ha la necessità di curare per la propria professione.
La comunità universitaria
Vi è poi un terzo tema, che è quello della comunità universitaria. L’università, che ha certamente la finalità della formazione professionale, ma anche il compito di rinnovare la conoscenza e il sapere, di contribuire e guidare il progresso culturale della società, non può riuscire pienamente in questo intento senza concepirsi come una comunità aperta. Aperta alla città, al territorio, alle organizzazioni sociali. Oggi invece questa comunità appare sfilacciata e rarefatta, complici i due anni di emergenza pandemica.
L’internazionalizzazione degli studi
Il tema dell’internazionalizzazione degli studi è poi, molto importante. Periodi di studio all’estero come l’Erasmus sono delle opportunità per un’istruzione più completa, che necessitano di essere ben programmate e di avere un orizzonte più ampio del semplice ambito disciplinare. Sarebbe bello ripensare queste opportunità in modo tale che possano promuovere un’effettiva coscienza ed integrazione europea dei saperi.
L’accesso all’università
Vi è poi un problema di accesso all’università. Gli studenti fuorisede, con difficoltà socio-economiche, ma anche con fragilità psicologiche fanno più fatica a intraprendere e portare avanti il percorso degli studi. È necessario che l’investimento nell’università sia efficace nel rimuovere tutti gli ostacoli di natura pratica e di offrire un accompagnamento per tutte le difficoltà per consentire agli studenti di frequentare serenamente i propri corsi. Gli anni universitari sono preziosi per la crescita umana, culturale, relazionale e richiedono un pieno impiego delle energie intellettuali degli studenti che, se gravati da altre preoccupazioni o incombenze, non possono dedicarsi con la stessa intensità allo studio, alla ricerca, alle passioni intellettuali.
Molti altri temi sono importanti rispetto alla realtà universitaria, come la disparità territoriale tra gli atenei, il mismatch tra laureati e possibilità lavorative, i divari di genere etc. L’auspicio è che dalle forze politiche possa emergere una visione complessiva e progettuale che non si riduca ai temi settoriali, ma che ambisca a costruire una comunità universitaria coesa, radicata nel territorio, aperta alla società, inclusiva e strada di speranza per ogni persona nella realizzazione della propria vocazione professionale e umana.
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