Intervista a Francesco Bonini, a cura di Pietro Cossiga

Lo scorso anno avete deciso di aggiornare tutti i corsi in ottica di digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale, senza ricorrere
all’attivazione di corsi di laurea specifici sui grandi temi della data science e intelligenza artificiale. Ritiene che l’intelligenza
artificiale e le nuove tecnologie possano rappresentare un’opportunità per i giovani?

Tutto questo più che un’opportunità rappresenta un ambiente nel quale tutte le professioni si trovano già ora, ma soprattuto in cui nell’immediato futuro saranno sempre più immerse. Tutti coloro che intraprendono delle carriere di studio che portano a qualsiasi tipo di
professione, in particolare alle professioni di tipo umanistico e sociale, che sono quelle cui la nostra università da sempre prepara bene,
dovranno essere in grado di utilizzare questi sistemi, che devono conoscere non tanto per essere degli operatori di intelligenza artificiale
o di tecnologie informatiche, ma per essere dei fruitori particolarmente attenti, quindi conoscere tutte le potenzialità e poterle utilizzare. Per cui l’idea è che tutti i corsi di laurea devono essere in grado di abilitare gli studenti a vivere le proprie professioni in questo ambiente.

Papa Francesco ha istituito l’Università del Senso aprendo le porte a studenti di tutte le realtà, lingue e fedi(1). Come la Lumsa ha
accolto questo invito del Papa? Ed in particolare quali sono i valori cristiani che l’università vuole trasmettere affinché lo studente trovi in un’università cattolica quel valore unico per uno sviluppo non solo culturale ma anche umano e spirituale?

Si tratta dell’altra faccia dell’urgenza attuale dal punto di vista dei percorsi formativi dell’università; da un lato essere completamente sintonizzati sulle innovazioni, dall’altro essere in grado di rispondere a quella domanda culturale che rischia di essere messa in secondo piano dall’urgenza della formazione professionale, ma che invece sia noi docenti che gli studenti, sentiamo in maniera sempre più importante proprio per la povertà di questo nostro tempo. È un tempo povero in cui è necessario un forte investimento in cultura, che significa un forte investimento sulla persona e sul senso critico, due cose che sembrano mancare in questo momento, ma su cui si poggia un’istruzione superiore che è quella dell’università, che deve essere in grado di formare dei professionisti, non soltanto capaci di svolgere in maniera sempre più innovativa ed adeguata la propria professione, ma anche capaci di avere una personalità che permetta di dire qualcosa di nuovo e sensato nel mondo delle professioni. Questa è l’alchimia, la scommessa dell’università di questi decenni centrali del ventunesimo secolo a cui siamo siamo chiamati a rispondere. In questo senso le università cattoliche hanno un vantaggio, poiché come tutte le università devono essere pienamente aggiornate sul piano tecnico, ma possono pescare in un deposito di principi e di riferimenti, ovvero nella loro propria ispirazione cristiana. Le università cattoliche dunque non possono non porsi il tema del senso e quindi la provocazione di Papa Francesco con l’Università del Senso, come Università diffusa è qualcosa che ci porta ad essere sempre più e meglio università pubblica, ovvero che ha gli stessi requisiti delle altre università italiane, ma anche università cattolica e quindi con questa vocazione ulteriore.

Il diritto allo studio è tema particolarmente sentito dagli studenti, e la Lumsa ha avviato da poco un progetto in merito a Palermo per rispondere a questa esigenza. Può illustrarci la nascita del progetto? A Roma in che modo la Lumsa cerca di andare incontro alle esigenze degli studenti fuorisede? E come assicura da un lato pari condizioni di studio a tutti gli studenti e dall’altro la valorizzazione dei talenti e del merito?

Palermo per la Lumsa è una direttrice strategica fin dalla fine del secolo scorso. Adesso abbiamo aperto un ulteriore cantiere proprio per permettere questo investimento, che è di carattere culturale ma è anche un investimento sui giovani siciliani. Una formazione universitaria di qualità permetterà da un certo lato di evitare quella forma di migrazione universitaria, che soprattutto in questi ultimi anni si è  accentuata, e dall’altro permetterà di influire sul tessuto sociale e imprenditoriale di Palermo e della Sicilia in modo da avviare un circuito di contaminazione positiva. In Sicilia è meno evidente il problema del cosiddetto Housing, che invece è molto rilevante a Roma, perché gli studenti trovano difficoltà a causa di un mercato immobiliare caratterizzato da un imponente afflusso turistico. Quindi noi abbiamo cercato di ottimizzare le nostre strutture e insieme con tutto il sistema universitario del Lazio stiamo premendo per ulteriori investimenti per l’azienda regionale del diritto allo studio proprio per venire incontro all’housing universitario. Riguardo al merito, noi partecipiamo al sistema del diritto allo studio, che per altro penalizza gravemente le università non statali rispetto a quelle statali, perchè di fatto noi eroghiamo un contributo molto significativo per il diritto allo studio, oltre che in termini di sistema regionale anche in termini di risorse specificamente erogate attraverso l’associazione intitolata alla nostra fondatrice Luigia Tincani, che sostiene ulteriormente gli studenti e le loro famiglie. Il diritto allo studio è un impegno fondamentale nel sistema universitario, anche ai sensi del dettato costituzionale. D’altro canto, noi abbiamo anche forme di premio per i diplomati con alto punteggio e questo è anche un modo per valorizzare il voto di diploma, che a causa del precoce effettuarsi dei test per l’ammissione all’università, ha ultimamente perso di valore e questo è secondo me un fatto negativo, perché appunto il merito, che è qualcosa di molto importante per lo sviluppo di un sistema educativo adeguato per un paese
avanzato, è giusto che sia riconosciuto.

La Lumsa ha deciso di continuare a svolgere anche collegamenti online, favorendo studenti fuorisere o altri con condizioni che ne impediscono la presenza. Quali sono stati i vantaggi che avete riscontrato dall’introduzione di questa nuova modalità e nell’utilizzo anche attuale? Quali sono i possibili sviluppi per il futuro?

Noi facciamo come tutte le università le lezioni in presenza; tuttavia, queste lezioni sono anche teletrasmesse per venire incontro alle categorie più fragili e quindi per favorire la partecipazione di tutti gli studenti. In realtà non si tratta di una modalità duplice ma di una
modalità stereofonica, cioè la possibilità di utilizzare a seconda dei bisogni le due modalità. La presenza è naturalmente la forma necessaria e classica dell’esperienza universitaria perché all’università non si va soltanto per seguire delle lezioni o per passare degli esami, ma per vivere un’esperienza insieme con i docenti e gli studenti. La FUCI dimostra con la sua storia multi-secolare proprio che l’università è un’esperienza di cui necessariamente fa parte anche la dimensione associativa, di riflessione spirituale, proprio perché ci si educa con la testa, con il cuore e con le mani come ricorda sempre Papa Francesco. Come previsto nelle indicazioni che accompagnavano l’istituzione del Ministero dell’Università e della Ricerca, c’è la possibilità per tutte le università di erogare il 20% dei corsi della didattica curricolare in modalità esclusivamente a distanza. Come abbiamo cercato di sviluppare dall’esperienza covid, la didattica a distanza non è la riproduzione di quella in presenza. I nostri docenti di didattica ci hanno proposto, ormai dai tempi del covid, un percorso di aggiornamento di tutti i docenti per poter svolgere in maniera più efficace la didattica a distanza, che rientra nel novero delle possibilità della didattica anche universitaria e rappresenta una possibilità significativa che tutte le università debbano avere anche in base a ciò che ha ribadito il Ministro Bernini all’inaugurazione dell’anno accademico.

Il tema della salute psicologica soprattutto in ambito accademico risulta essere d’importanza sempre maggiore; la Lumsa offre uno sportello psicologico gratuito a supporto di questa esigenza? Sono in cantiere altre iniziative sulla sensibilizzazione in merito?

Si, è un tema che è esploso durante il covid ma che fa parte di una visione ampia ed equilibrata della comunità universitaria, cioè in qualche
modo è un servizio di comunità che serve, perché nelle comunità ci sono persone di diverso genere e bisogna supportare tutti per permettere questa circolarità. Il servizio è gestito dai nostri docenti di psicologia e devo dire ha avuto un grande successo, che sarà presto esteso anche al personale e soprattutto da quest’anno ci sarà un impegno di counseling per quanto riguarda le residenze universitarie. Quindi il servizio ha dato ottime prove e sarà ulteriormente allargato, è un servizio di comunità.