La GMG è una bolla. Quante volte lo abbiamo sentito ripetere. Non ho mai condiviso questa definizione. Per me la GMG è stato un raggio di sole più intenso che per una settimana ha illuminato la città di Lisbona mentre il resto del mondo continuava a ricevere la stessa quantità di sole e nuvole. Questa luce ci ha aperto gli occhi e ci ha permesso di vedere per la prima volta con chiarezza, di riconoscere Dio in ogni persona incontrata, in ogni sorriso, in ogni gesto. 

A ormai due mesi dalla GMG siamo tutti tornati alla nostra vita “normale” e spesso siamo troppo di fretta per fermarci a riflettere o osservare. Eppure, quando lo facciamo, vediamo che i segni di quella esperienza sono ovunque, in noi e fuori di noi. In una maglietta della GMG indossata da un passante, in un post su Instagram che ci ricorda il prossimo incontro di condivisione organizzato dalla diocesi, nelle nuove conoscenze o nelle persone con cui scambiamo solo uno sguardo in autobus. La GMG non è una bolla, è un cammino, è un alzarsi, uscire di casa e andare a incontrare il prossimo, perché è nel prossimo che incontriamo Dio. 

Proprio questo è lo spirito della proposta formativa della Fuci di quest’anno, intitolata Formare cercatori di Dio, che ci presenta un’altra figura, quella di Abramo, che riconosce la necessità di mettersi in cammino per percorrere sentieri nuovi e scoprire il Signore e i suoi doni

Federica Donnini

 

Sono certo che la GMG sia stata un tassello importante per la mia crescita. Sono riuscito a mettermi a nudo come non mai, sia nei confronti degli altri, ma soprattutto di me stesso. Scoprendo delle nuove sfaccettature del mio essere. 

Arrivavo da un periodo in cui cercavo verità in me stesso, volevo capire meglio chi fossi e su cosa si potesse basare il credere nelle mie potenzialità, avevo bisogno di nuovi stimoli per cercare di comprendermi da punti di vista differenti. 

Per questo la GMG credo mi sia stata di grandissimo aiuto perché certe emozioni non penso si potessero vivere più intensamente che in questa occasione, immerso tra un milione di giovani da tutto il mondo. Mi è sembrato proprio che grazie a quelle sensazioni si siano create in me delle radici molto più profonde e resistenti in ciò in cui credo. 

Durante quei giorni sento di aver avuto la concreta possibilità di alimentare la sete di Verità che mi anima, propio come la direzione che intende seguire la federazione con la nuova proposta formativa. Questi sono spazi di infinito valore umano, di cui tutti dobbiamo esserne più consapevoli. 

Sempre meno in ambito universitario sembrano esserci luoghi di questo tipo. Si avverte quasi la paura di fare certe domande a se stessi o ai propri compagni di corso. Come se ci fossero delle risposte svantaggiose, da cui stare alla larga, di cui vergognarsi. 

Per me la GMG è stata un’esperienza autentica. Una vera boccata d’aria fresca. Luogo sicuro dove condividere i propri limiti con compagni che possono davvero comprendere. Come nei bei momenti di condivisione in piccoli gruppi da tre quattro persone, che ci siamo ritagliati la sera tra noi, molto rigenerante, anche per mettere più in chiaro ciò che si era imparato durante quei giorni intensi. Spogliandosi così di tutte quelle maschere che la società ci invita ad indossare per farci sentire accettati, ma che in realtà ci rende solo ingranaggi di una macchina che deve funzionare a tutti i costi ed anche ad un certo ritmo.

Giovanni Marrè Brunenghi

 

“lI sole che scalda i volti e i cuori, il vento che rinfresca e porta via la pesantezza lasciando spazio all’ascolto”. Così ricordo di aver scritto sul mio quadernino riguardo i giorni vissuti alla GMG di Lisbona. 

Formare uomini e donne partecipanti di una comunità, che agiscono insieme, mantenendo la propria eterogeneità è uno degli obiettivi della proposta formativa della FUCI, proposta che ho avuto la fortuna di vivere in tutto e per tutto, in quei giorni. Infatti, per me è stato un tempo di scoperta: è stato il primo momento in cui ho fatto esperienza dei valori della FUCI che accomunano un po’ tutte le persone che ne fanno parte. Mi sono sentita a casa e parte di una comunità, tra fucini conosciuti dal vivo pochi giorni prima. In particolar modo, mi ha colpito il modo in cui ci siamo cercati e aiutati l’un l’altro. Abbiamo dormito poco, pochissimo, eppure avevamo una vitalità che ci ha permesso di ascoltare, comprendere noi stessi, gli altri e la città che ci ha ospitato e accolto a braccia aperte. 

Questa occasione è stata il momento giusto per poter sperimentare e mostrare il nostro scegliere tutti insieme di voler diventare “Cercatori di Dio”. 

È così difficile racchiudere tante emozioni in poche parole, sento solo la necessità di dire: grazie. Grazie a tutto questo mi sono riscoperta, grazie a tutto questo ho capito che non siamo soli, che ci sono migliaia di giovani che sperano, che fanno sacrifici, che amano e credono in un qualcosa di più grande. 

Grazie a tutto questo ho imparato che bisogna allenarsi alla vita, che si cade ma l’importante è non rimanere caduti, ma provare a rialzarsi, proprio come abbiamo sperimentato in questi ultimi due anni di ripensamento. 

“Maria si alzò e andò in fretta”, questo è stato il tema di questa GMG: tutto ciò che abbiamo vissuto, e ascoltato ci ha fatto capire che la fretta buona ci spinge sempre verso l’altro e verso l’alto. Il Papa ci ha poi invitati ad impegnarci per le cose che contano, e una di queste è proprio la FUCI. Ci ha invitati ad essere missionari di gioia. 

In quei giorni posso dire di aver fatto esperienza di Dio, toccando con mano la sua bontà e misericordia attraverso i volti di ognuno dei miei compagni, la loro bontà, il loro mettersi a disposizione, il loro tendere una mano senza riserva, ma solo con la voglia e il cuore di farlo, per il bene comune. Proprio questo mi ha fatto scoprire la bellezza di camminare come comunità federativa, “persone in cammino su strade differenti, ma illuminate dall’unica direzione della comunione col Padre.” 

Emanuela Scarfò

 

Sentimenti, emozioni, valori e colori. É proprio su questi colori che vorrei soffermarmi, quelli che di giorno in giorno riempivano le nostre giornate in GMG e che molte volte colmavano quei vuoti di parole insicure e a volte nascoste. In molte occasioni, infatti, le parole non bastavano, i gesti erano inutili, gli sguardi assenti… servivano i colori. Elementi che emanavano una vera e propria luce e che parlavano nel profondo del nostro cuore. Pareva assumessero un valore così sconfinato da aiutarci a superare ogni barriera, ogni confine, ogni ostacolo che potesse incrociare il nostro sguardo con quello di chi ci trovavamo davanti. 

Sembrava quasi di essere dei cercatori “consapevoli” di una bellezza folgorante, difficile da intravedere, ma percepita come un’attrazione a cui non potevamo fare a meno perché ci riappropriavano della vista, suscitavano emozioni e consolidavano i ricordi. Credo che tutto questo sia stato possibile anche grazie alle parole e ai pensieri che la nostra Federazione ha messo per iscritto nella proposta formativa. Ci ha aiutato ad aprire gli occhi e ci ha reso consapevoli di quanto è bello e semplice essere “Cercatori di Dio” in luoghi e situazioni dove l’incontro con l’altro ha fatto la differenza. Ci ha accompagnato nell’essere e nel divenire testimoni di una bellezza credibile e incredibile che lascia un segno indelebile di colorato piacere. 

Andrea Firma

Quest’estate abbiamo scelto di partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) a Lisbona in quanto volevamo ringraziare il Signore, e in particolare Maria, per aver ricevuto la grazia del sacramento del matrimonio, celebrato il 3 giugno di quest’anno, e per ritrovare in un’occasione così speciale e particolare la FUCI. La Fuci è realtà che ha fatto parte del nostro percorso universitario, all’interno della quale ci siano conosciuti e dove la nostra amicizia si è approfondita fino a portarci alle nozze. Oggi nessuno dei due fa più parte del gruppo FUCI di Bologna in quanto abbiamo terminato l’università e abbiamo intrapreso insieme un altro cammino. Questa GMG l’abbiamo vista immediatamente come una bellissima possibilità per noi, come nuova coppia, per ritrovare una realtà che ci aveva dato tantissimo e in cui ci rispecchiamo tutt’ora. 

Quando ci è stato proposto di prendere parte alla GMG abbiamo scelto immediatamente di aderire, non ci siamo posti particolari aspettative, avevamo come una sicurezza, nel nostro cuore, che quell’esperienza ci avrebbe donato tantissimo dal punto di vista spirituale e umano potendo arricchirci molto. 

Fin dai primi giorni abbiamo percepito l’amore di Dio tramite gli amici del gruppo FUCI da cui proveniamo e i nuovi amici con cui abbiamo legato subito in quanto tutti accomunati dall’esperienza di umiltà e semplicità che stavamo vivendo mentre vedevamo tantissimi altri giovani per le strade di Lisbona. 

Oggi pensiamo che quello che ci ha insegnato questa esperienza sia quanto siamo amati gratuitamente da Dio esattamente per le persone che siamo e che non dobbiamo avere paura ad andare nella direzione in cui siamo chiamati ad andare insieme ai nostri fratelli.

La frase che ci è rimasta più impressa è stata quella pronunciata dal Papa nella messa finale: “brillare, ascoltare e non temere” perché riassume quello a cui siamo chiamati a vivere nella nostra vocazione. Vivere al massimo puntando in alto e avere il coraggio di farsi aiutare al momento del bisogno. 

Beatrice e Federico