Chi sono io? Come mi identifico?

di Elide Valentina Maria Romano
FUCINA DEL GRUPPO MONS. CATALDO NARO DI CALTANISSETTA E STUDENTESSA DI SCIENZE DELLA
FORMAZIONE PRIMARIA ALL’UNIVERSITÀ KORE DI ENNA.

Che cosa intendiamo per “identità”?
A cosa pensiamo quando viene pro-
nunciata questa parola? Premessa:
questo termine, secondo la Trec-
cani (Enciclopedia italiana di scienze, lettere
ed arti), deriva dal latino “identitas”, ovvero
“medesimo”. Inoltre, si afferma, che questo
termine può rimandare a diversi concetti.
Ricordiamo i seguenti:
1) l’essere identico, ovvero la perfetta ugua-
glianza. In ambito filosofico, si fa rife-
rimento, in particolare, al principio di
identità e contraddizione, che asserisce
l’identità di una cosa con se stessa (cioè “A
è A”) ed esclude l’identità con altro (cioè
“A non è non A”).

In matematica, invece, si attenziona il
principio dell’uguaglianza che risulta va-
lida incondizionatamente, cioè verificata
da qualsiasi valore o gruppi di valori delle
variabili che in essa compaiono. Nella te-
oria degli insiemi, in particolare, si riman-
da alla trasformazione di un insieme in se
stesso (detta anche trasformazione o ap-
plicazione, identica), la quale lascia fisso
ogni elemento dell’insieme, facendo corri-
spondere a ogni elemento dell’insieme l’e-
lemento stesso. In cristallografia (scienza

che si occupa delle sostanze cristallizzate
dal punto di vista morfologico, chimico, fi-
sico e strutturale), si parla di “periodo di
identità”, che concerne nella distanza tra
due nodi identici di un filare di un reticolo
cristallino.
2) L’essere tutt’uno, di una persona o cosa
che, in un primo tempo, sia apparsa con
nome o aspetti diversi che abbiamo fatto
credere trattarsi di persone o cose distinte.
Quindi riuscendo a conoscere e a scoprire,
ad esempio, l’identità di due specie animali
oppure di due corpi celesti.
3) Concetto legato alla persona in sé. All’es-
sere, appunto, quello e non qualcun al-
tro. In questo caso, il documento simbolo
dell’identità di un individuo è il documento
di identità, in quanto contiene tutti i dati
anagrafici, oltre ad altri elementi come: lo
stato civile, la cittadinanza, la professione,
impronte digitali e fotografia identificati-
va. Questo tipo di documento personale è
molto utile al fine di identificare la persona
a cui tale documento si riferisce.
Nel mondo della psicanalisi, il concetto di
identità è legato al senso e alla consapevo-
lezza che ha un determinato individuo di se
stesso come entità distinta dalle altre. Quan-

do questa condizione viene a mancare o a de-
ficitare, si ha la manifestazione di una crisi di
identità, scatenando così conflitti interiori a
livello psico-sociale con disturbi del senso
dell’identità e della continuità del proprio io.
In casi più gravi, come nel caso di pazienti
psichiatrici affetti da schizofrenia, si va incon-
tro a veri e propri deliri causati dalla perdita
del senso di identità. In altre
parole, il costruire un’identità
personale, possibilmente edi-
ficata da solide fondamenta, è
di fondamentale importanza
per far sì che l’individuo for-
mi la sua personalità nella sua
unicità. Parliamo di unicità, in quanto, come
disse Roberto Benigni: «Abbiamo una cosa in
comune: siamo tutti diversi».
Ritornando al concetto di identità, esso vie-
ne citato, inoltre, nella mozione di indirizzo,
proposta dal gruppo FUCI di Padova durante
l’Assemblea Federale, intitolata “Cercatori di
identità”. Essa si concentra su un tema che
sta molto a cuore a noi studenti universitari
cattolici, ovvero la nostra identità e il nostro
ruolo nel mondo, in confronto al futuro che ci

attende. La figura dello studente universitario
cattolico viene inquadrata e analizzata sotto
alcuni aspetti, tra cui quello sociopolitico-cul-
turale, l’aspetto teologico-spirituale e quello
universitario. Per quanto riguarda il punto di
vista sociale, si evince una profonda esigenza
di promuovere incontri extracurriculari di di-
verso genere, in cui lo studente diventi, egli
stesso, protagonista attivo. In
questo modo, egli si sentirà
immediatamente coinvolto in
una situazione di esperienza
attiva.
Si potrebbero proporre degli
incontri incentrati, in un pri-
mo momento, sulla presentazione di un even-
to-problema e, in un secondo momento, sul
ruolo dello studente, il quale dovrà trovare una
soluzione al problema posto in esame. In que-
sto modo egli metterà in atto dei processi co-
gnitivi che lo porteranno a ragionare profon-
damente e a selezionare le proprie conoscenze
necessarie al raggiungimento della soluzione
del quesito. Le conoscenze e le nozioni che
lo studente acquisisce attraverso lo studio in
ambito accademico potrebbero risultare utili

nella società odierna, in particolare in deter-
minati ambiti in cui si percepisce un notevole
disagio culturale, sociale, morale e affettivo.
Si parla di tossicodipendenza, di dispersione
scolastica e di volontariato. Ambiti in cui lo
studente universitario cattolico (o il semplice
individuo) si mette a servizio del prossimo, del
malato, del bisognoso, del debole.
In fondo, il nostro comportamento e le no-
stre azioni sono strettamente legati anche
alla nostra professione di
fede. Noi cristiani manife-
stiamo le nostre intenzioni
soprattutto durante lo svol-
gimento della messa e quindi
attraverso i canti, le tradizio-
ni, i riti e le preghiere. Tutto
ciò serve per affermare che la
nostra identità si modella e
muta in base a come preghia-
mo e a cosa preghiamo.
Per poter applicare e comprendere i principi
legati agli elementi sopracitati che caratte-
rizzano lo svolgimento della messa, bisogna
interrogarsi chiedendosi: che significato at-
tribuisco ai canti e alle preghiere che recito
durante lo svolgimento della messa? Oppure:
in quale tipo di rito o canto mi identifico? E
perché? Oppure: in una determinata preghie-

ra o canto, quale parola o frase mi ha realmen-
te colpito?
Risulterebbe opportuno far riferimento alla fi-
gura del cristiano, il quale è identificato come
colui che crede in Cristo e che si riunisce in
una comunità; colui che applica la documen-
tazione storica della religione di riferimento;
colui che è battezzato e che applica i principi
della religione di appartenenza. La preghiera
che più esemplifica la relazione tra l’individuo
cristiano e la sua religione di
appartenenza è il Credo.
In ambito religioso, come
in quello sociale-politico e
universitario, lo studente, in
quanto individuo e in quanto
persona, si relaziona conti-
nuamente con i componenti
cha appartengono al suo ha-
bitat naturale. In questa rela-
zione sociale egli esterna la
sua identità (attraverso la sua professione, il
suo carattere, i suoi valori, le sue idee, il suo
modo di vestire, il modo di agire, il modo in
cui interpreta la quotidianità e i fatti) e indi-
vidua e analizza quella dei suoi simili. Si crea
un rapporto di sinergia in cui si percepisce il
relazionarsi di disuguaglianze che fanno par-
te di una medesima società, cioè di una stessa
organizzazione sociale. Per questo motivo è
necessario educare al meglio lo studente-cit-
tadino, affinché egli riesca a manifestare la sua
individualità, la sua unicità e la sua identità
senza ledere quelle altrui; e, inoltre, affinché
egli riesca a rapportarsi all’altro manifestan-
do atteggiamenti di rispetto, di solidarietà, di
lealtà e di fiducia. In questo modo si preserve-
ranno la libertà e la diversità di ogni compo-
nente della comunità sociale.