di Maria Cristina Monea
Da sempre, ciò che caratterizza la FUCI è il desiderio di creare un luogo di comunità, distinto da una continua ricerca intellettuale, volta a valorizzare il dialogo e a far maturare una coscienza propensa alla crescita personale, relazionale e spirituale. Siamo spinti dalla volontà di creare unità nelle nostre esperienze, a partire dall’ambito universitario e cercando di mantenere questo spirito anche al di fuori di esso, per permetterci di ricercare, sempre ed in ogni contesto di vita, la diversità, che rappresenta per noi il lucchetto da aprire con la nostra chiave. Perché valorizzare la diversità?
Immaginiamo di vivere scegliendo di stare in quei pochi luoghi comuni, una sorta di comfort–zone. Diventa facile, ma anche limitativo, sia per chi lo fa consapevolmente, sia per chi lo fa inconsapevolmente. Quindi, dove sta l’interesse a crescere?
Se mettiamo in pratica l’azione fucina, siamo certi di dare all’altro la possibilità di essere ascoltato: la nostra forza è interessarci di ogni singola persona, anziché vedere nella realtà una massa indistinta. Stando in ascolto, possiamo riflettere, comprendere che ognuno ha un vissuto e un’esperienza diversa dalla nostra e che, per questo motivo, anziché fermarsi alla sola apparenza, abbiamo bisogno anche noi di entrare in empatia, scavare in una diversa cultura. Parliamo di cultura, allora: un tema fresco che fa parte dei lavori già avviati nel 2021 e che termineranno a Fiesole nell’aprile 2023, dove si terrà il Coordinamento centrale degli Stati generali. Questi lavori hanno l’intenzione di avviare un percorso formativo di ripensamento, mai svolto prima d‘ora, volto a raggiungere in maniera più diretta ogni singola persona al fine di darle spazio, attraverso pensieri, parole, incontri, cosicché ciascuno possa dare sfogo alle proprie idee e abbia modo di iniziare a lavorare su aspetti che caratterizzano la federazione stessa, a partire dalle realtà di ogni singolo gruppo. Perché come ogni membro è chiamato ad aderire al gruppo, così ogni gruppo è chiamato a garantire alleanza, rispetto reciproco, sostenendo l’interesse della ricerca continua della fede, anche dove questa, per molti, risulta essere quasi impossibile da raggiungere. Ecco che la fede si fa cultura!
Cristo per primo, incarnandosi, si è fatto uomo tra uomini, in una società determinata e definita: si è fatto, insomma, cultura. Siamo allora arrivati a parlare di mediazione culturale. Questo è un piccolo assaggio della documentazione che abbiamo sviluppato durante i lavori.
Io ho scelto di far parte della commissione culturale perché aspiravo a raggiungere un sapere più profondo su ciò che lega noi alla nostra cultura e su come questa possa influenzarci. Grazie ad un tale percorso formativo ho potuto approfondire maggiormente questo ambito, analizzando ed intuendo come essa si sia legata alla nostra fede e viceversa, in un rapporto ricorsivo e circolare peculiare e particolare. A volte possiamo sentirci nel dubbio, insicuri in innumerevoli situazioni,
mettendo di conseguenza in dubbio spesso anche la nostra fede. Talvolta la preghiera può venire meno, risultare indebolita, ma la voglia di maturare, almeno nella mia esperienza, mi ha sempre portata ad avere uno sguardo sul futuro, su quelle cose che all’apparenza possono sembrare insignificanti, su quelle situazioni che ti fanno credere di non fare mai abbastanza. Eppure attraverso l’opera di discernimento ho aggiunto diverse prospettive al mio sapere.
Questo percorso è frutto di un cammino fatto con pazienza, costanza, fermezza e, ingrediente ultimo, ma non per importanza, amore. Bisogna partire da questo: prenderci cura di noi stessi, anche sotto l’aspetto religioso, per dare il via ad un processo di crescita spirituale.
mettendo di conseguenza in dubbio spesso anche la nostra fede. Talvolta la preghiera può venire meno, risultare indebolita, ma la voglia di maturare, almeno nella mia esperienza, mi ha sempre portata ad avere uno sguardo sul futuro, su quelle cose che all’apparenza possono sembrare insignificanti, su quelle situazioni che ti fanno credere di non fare mai abbastanza. Eppure attraverso l’opera di discernimento ho aggiunto diverse prospettive al mio sapere.
Questo percorso è frutto di un cammino fatto con pazienza, costanza, fermezza e, ingrediente ultimo, ma non per importanza, amore. Bisogna partire da questo: prenderci cura di noi stessi, anche sotto l’aspetto religioso, per dare il via ad un processo di crescita spirituale.
Chi fa parte della FUCI, naturalmente, spesso segue altri ideali o condivide solo in parte questo percorso. Eppure ci si sente liberi, non oppressi da alcuna convinzione. Liberi di agire e, soprattutto, di dare o meno un contributo federativo. La FUCI crea quell’ambiente sereno ricco di relazioni specialmente vere, dà vita a nuove e dolci amicizie.
Ho potuto conoscere persone che, come me, con coraggio hanno intrapreso questo percorso a 360°, senza conoscere nessuno o anche solo facendo per la prima volta esperienze di vita fuori dalla propria comfort–zone, mettendosi subito a lavoro. La FUCI fa questo! Aiuta a prepararti alla vita con gli strumenti adatti, senza fermarsi mai. Ti dà la possibilità di metterti in gioco e questo, per me, significa libertà, in un percorso da sperimentare soli e con gli altri.
Se facciamo un passo indietro, ho parlato prima di cultura e di come grazie ad essa ed ai suoi segni inconfondibili ci distinguiamo dalle altre culture: in egual modo avviene nella spiritualità.
Questa è una dimensione che sembra quasi distaccata dalla realtà in cui viviamo, specie dall’università, che, seppur finalizzata a formare studenti pronti ad inserirsi nel mondo lavorativo, viene spesso vissuta e percepita come un esamificio, un luogo dalla portata prettamente prestazionale. Ci troviamo, forse, in un’epoca nella quale si ricerca qualcosa di concreto cui aggrapparsi per sentirci sicuri nelle nostre scelte. A volte è proprio questa ricerca che ci manda
fuori strada, perché siamo inconsapevoli del fatto che Dio è presente in qualunque aspetto della nostra vita. Ma sta a noi decidere se includerlo o meno. Qui il percorso formativo è volto a curare questo aspetto, interrogandosi sulle modalità attraverso le quali la FUCI accompagna gli studenti nel loro percorso di fede.
L‘università, come sopra si diceva, è un luogo in cui ci si può sentire smarriti, ansiosi, poco accolti in quelle che sono le esigenze che accompagnano ogni studente. Il fucino impara, invece, cosa vuol dire essere universitari anche al di fuori della struttura stessa, senza perdere di vista i proprio compagni e rimanendo connesso a quelle che sono le esigenze della comunità. La FUCI è caratterizzata da relazioni durature, stabili nel tempo, che ci portano ad indagare i modi con cui possiamo interagire a livelli diversi, siano essi locali o nazionali.
Questi sono i quattro pilastri che sorreggono la nostra federazione: comunità, università, spiritualità e cultura. Queste le fondamenta per costruire e strutturare una nuova ed inedita proposta formativa.
Dopo un primo anno di intenso lavoro, che ha visto dunque una partecipazione attiva dei gruppi presenti sull’intero territorio, siamo giunti alla definizione di determinati bisogni formativi, necessari per continuare a garantire, con flessibilità e modularità, un’esperienza in FUCI arricchente, piena, altamente significativa. Proprio per questa ragione, abbiamo sviluppato una mission capace di ri– orientarci per continuare il percorso di ripensamento già parzialmente attuato. La proposizione che meglio ha espresso i dati raccolti ed i fini individuati parte allora dalla ricerca spirituale, senza la quale non avremmo l’energia necessaria per dar luogo ad un circolo virtuoso di ricerca e riflessione sulla nostra fede, che non può non essere accompagnata da una formazione e disposizione personale, fondamentale per una postura critica adatta ad abitare il dubbio ed il mistero del nostro credo, e da un’esigenza di fattività e sostanzialità. Le nuove commissioni sono dunque destinate a formare cercatori di Dio, nutrendo e sostenendo coscienze intelligenti di membra profetiche.
Conformemente alla direzione indicataci da Papa Francesco, il frutto di questa opera trova radici in una prospettiva fortemente sinodale, dove il camminare assieme ci permette non soltanto di raccogliere le istanze di tutti e di ciascuno, ma ci dona anche la possibilità di confrontarci per fondare e ri–fondare uno spirito profondamente federativo, dove, cogliendo i segni di Dio in mezzo a noi, la vita dell’uno è legata alla vita dell’altro (Gn 44, 30).
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