di Giuseppe Rinaldi

Sempre più pressante a livello sociale e civile è la questione dell’eutanasia: perché?

Anzitutto, di cosa stiamo parlando? L’eutanasia letteralmente buona morte consiste nel procurare
intenzionalmente e nel suo interesse la morte di un individuo la cui qualità della vita sia permanentemente
compromessa da una malattia, menomazione o condizione psichica. In alcuni paesi tale pratica è legalizzata
dalle legislazioni, cosa che invece non accade in Italia. Quali sono le argomentazioni più diffuse riguardo
ogni tesi? Quali le motivazioni etiche dietro ciascuna presa di posizione?

Per cercare di rispondere a queste domande, il gruppo F.U.C.I. di Urbino ha tenuto un seminario il 3 Marzo,
presso Collegio Raffaello, invitando due illustri relatori: il prof. Paolo Benanti, docente di Bioetica,
Neuroetica e Tecnoetica alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, e il dott. Matteo Mainardi, membro
di giunta dell’Associazione Luca Coscioni e coordinatore della campagna Eutanasia Legale.

Diritto di vita o di morte? La prima posizione, generalmente caldeggiata dalle grandi tradizioni religiose, si
fonda sul principio del rispetto della dignità del paziente, filosoficamente e teologicamente intesa come
valore intrinseco di ogni essere umano”. La vita umana è una realtà sacra: non può essere lasciata alla
libera disposizione dell’uomo. I sostenitori di questa posizione sono preoccupati dalle fratture morali e
sociali che scaturirebbero dall’autorizzazione dell’eutanasia, dalle conseguenze difficili da prevedere e
valutare.

I sostenitori della seconda posizione a favore dell’eutanasia ritengono invece che il “morire con dignità”
implichi un diritto che deve essere riconosciuto a chi ne fa richiesta o ha lasciato disposizioni in merito.

Sussiste poi una differenza fra eutanasia e suicidio assistito: se la prima richiede un’azione diretta di un
medico, che somministra un farmaco di regola per via endovenosa, il secondo prevede che il ruolo del
sanitario si limiti alla preparazione del farmaco che poi il paziente assumerà per conto proprio.

È però da sottolineare un dato molto importante. Un problema circa la divergenza di opinioni risiede nell’
“immaginario collettivo”, ovvero nella percezione che spesso si ha della questione. Si tende ad assolutizzare
l’una e l’altra posizione, colpevolizzando entrambe le parti di non comprendere l’altra: come d’altronde
accade spesso nelle diatribe sociali, si tende a polarizzare il ragionamento e il dibattito per creare due fronti
avversari. Invece ciò che tutti vogliono è una “dolce morte”, è garantire una dignità alla persona e alla
morte. Cos’è la morte, dopotutto, se non una sorella da abbracciare?

Ecco dunque che appaiono necessari dialogo, ascolto e umile comprensione: solo mediante il dialogo
potremo capirci l’un l’altro, senza faziosità o guerriglie giudicanti, ma prettamente con il desiderio di capire
l’altro.


È possibile ascoltare il seminario sulla pagina YouTube di Fuci Urbino, al link https://www.youtube.com/watch?v=tbr9gPJijcc