Oggi 22 gennaio ricorre l’anniversario della scomparsa di mons. Franco Costa, vice assistente Fuci dal 1933 al 1955 e poi assistente centrale dal 1955 al 1963. Vogliamo ricordarlo attraverso la raccolta dei suoi esercizi spirituali: La vita cristiana come comunione, Roma, A.V.E. 1986.

Cosa significa la parola comunità? Proviamo a rispondere con le parole di don Franco Costa. Comunità sono “uomini che nella storia vivono insieme. […] La comunità c’è solo quando la gente accetta di essere insieme in modo umano, con l’adesione del proprio spirito e non solo attraverso la legge esterna”. La comunità non è quindi un incontro fortuito, è l’adesione volontaria ad un progetto e ad un disegno comune, che coinvolge le ragioni della nostra umanità.

Eppure, questo non basta a chiarire il senso della vita cristiana, scrive don Costa. Perché la comunità trova la propria pienezza solo nella comunione. E cosa è dunque la comunione? “È lo stare insieme, non attraverso la legge esterna, ma soprattutto ed essenzialmente in un vincolo dello spirito, di uomo con Dio e di uomo con uomo. […] La comunione è un vincolo profondo delle anime. È il mistero di Dio che lavora col suo Spirito dentro l’umanità”. La comunione è un dono di grazia, è l’azione di Dio che ci permette di vivere un legame profondo con Lui e con gli uomini. Un dono che non esclude, però, la nostra partecipazione, il nostro dire sì. Dio rispetta le nostre intenzioni: nell’amare infinitamente l’uomo non lo obbliga a ricambiarlo, ma lo richiama all’impegno della collaborazione, non lo mortifica con divieti morali, ma lo invita alla crescita interiore. La comunione è quindi una grande scelta di libertà.

Scrive don Costa che la comunione con Dio e la comunione umana sono profondamente unite. L’una – la comunione con Dio – è la strada per scoprire la nostra vicinanza al mondo e agli uomini: “Dio – infatti – assume tutta la parte umana; Dio ama la cultura, la riflessione, l’esperienza: Dio ama tutto ciò che è umano e desidera che io mi serva di queste cose per capire e amare gli uomini”. L’altra – la comunione fraterna – è la strada per arrivare a Dio, perché laddove è divisione tra noi e un nostro fratello vi è divisione anche nel corpo di Cristo.

In conclusione, la comunione è anche la risposta all’atteggiamento del cristiano di fronte alla Storia. L’uomo può scegliere di perdersi solamente nelle cose, nella concretezza della propria vita, nei suoi impegni, nel lavoro, negli affetti. Oppure può scegliere di rifiutare il mondo, di disprezzarlo, di rinnegarlo. Nessuno di questi due atteggiamenti è però lo stile di vita del cristiano. “L’atteggiamento cristiano è ancora una volta la comunione con gli uomini”, perché è lo spirito di comunione che dà un orizzonte di senso e di bene alle nostre fatiche, al nostro lavoro, alle nostre azioni. È lo spirito di comunione che ci spinge a realizzare nella storia i valori più alti, tutto ciò che fa piena la vita dell’uomo: “ la cultura, la bellezza, l’arte, l’amicizia , la carità nel senso più alto, la giustizia”. Donandoci lo spirito di comunione, Dio “veramente ha creato l’uomo capace di storia”.